di Simona Pacini
“Mio padre, che è un vero tesoro di padre, si sposò appena a trentasei anni con mia madre che ne aveva venticinque. Mia sorella Margot nacque nel 1926 a Francoforte sul Meno, in Germania. Il 12 giugno 1929 poi nacqui io”.
Oggi Annelies Marie Frank avrebbe compiuto 90 anni. In molti la ricordano organizzando letture pubbliche del suo diario per celebrare la cultura della tolleranza, del rispetto dell’altro, della libertà di espressione, del pluralismo religioso e culturale di cui Anne Frank è diventata simbolo.
Fra le molte iniziative annunciate in tutta la penisola, una delle più significative è sicuramente la maratona di lettura che si terrà a Venezia. In Campo del Ghetto Nuovo, nell’arco dell’intera giornata, sarà letto l’intero testo del Diario di Anne Frank. La lettura completa da parte di lettori volontari durerà circa dieci ore e non subirà interruzioni.
L’evento inizia alle 10 con i saluti di organizzatori e istituzioni.
La lettura prenderà il via alle 10.30 con il celebre incipit: “Spero che potrò confidarti di tutto, come non ho mai potuto fare con nessuno, e spero mi sarai di gran sostegno”.
La fine della maratona è prevista fra le 20 e le 21.
Chi volesse seguire l’evento trasmesso in diretta può farlo connettendosi al sito www.annefrank.it.
L’idea del progetto si deve allo scrittore Matteo Corradini, che lo ha organizzato insieme a Consiglio d’Europa Ufficio di Venezia, Associazione Figli della Shoah, Museo Ebraico e Comunità Ebraica di Venezia, Università Ca’ Foscari, con il supporto di Rizzoli Editore. L’obiettivo è quello di risvegliare la memoria della figura e della vicenda di Anne Frank attraverso l’ascolto delle sue parole, dei suoi pensieri, dei suoi desideri sul futuro.
Fra le novanta voci partecipanti alla maratona di lettura ci saranno quelle di membri della comunità ebraica, di personaggi del mondo dello spettacolo, fra cui Ottavia Piccolo, della cultura e del giornalismo, quella del politico e scrittore Gianfranco Bettin e di tanti altri.
“In maggio del 1940 i bei tempi finirono: prima la guerra, poi la capitolazione, l’invasione tedesca e l’inizio delle sofferenze di noi ebrei. Le leggi antisemite si susseguivano all’infinito e la nostra libertà fu molto limitata. Gli ebrei devono portare la stella giudaica; gli ebrei devono consegnare le biciclette; gli ebrei non possono prendere il tram; gli ebrei non possono andare in auto, neanche se è di loro proprietà; gli ebrei non possono fare acquisti dalle 15 alle 17; gli ebrei possono andare solo dai parrucchieri ebrei; gli ebrei non possono uscire per strada dalle 20 alle sei di mattina; gli ebrei non possono andare al teatro, al cinema e in altri luoghi di divertimento; gli ebrei non possono frequentare la piscina né i campi di tennis e di hockey e quelli per gli altri sport; gli ebrei non possono andare in barca; gli ebrei non possono praticare nessuno sport all’aperto; gli ebrei non possono trattenersi nel proprio giardino né in quello di conoscenti dopo le otto di sera; gli ebrei non possono andare a casa dei cristiani; gli ebrei devono frequentare scuole ebraiche, e altre simili. Così vivacchiavamo senza poter fare questo e quello. Jaque mi dice sempre: “Non oso più fare niente perché ho paura che sia proibito”.
(12 giugno 2019)
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