di Enrico Pompeo
Titolo: Il valore affettivo
Autrice: Nicoletta Verna
Casa Editrice: Einaudi
Pagine: 294
Menzione Speciale della Giuria Premio Calvino 2020
Ci sono molti romanzi che raccontano la storia di famiglie spezzate, rese infelici da un dolore che non trova modo di essere curato e superato. Di reazioni alla tragedia che spaziano dall’autocommiserazione, all’abbandono, alla costruzione di un’apparente normalità, fragile e inquieta. Eppure in questo libro questa tematica assume una voce originale, un risvolto interessante e viene sviluppata secondo una prospettiva che la rende viva e pulsante.
Nicoletta Verna, alla sua prima opera di narrativa, dopo aver scritto saggi e volumi sui temi della comunicazione e dei mass media, dimostra una capacità sorprendente nell’utilizzo degli strumenti che servono alla costruzione della trama, alla caratterizzazione approfondita e autentica dei personaggi. Non sembra un esordio, da come il linguaggio, il ritmo, lo stile riescono ad essere funzionali allo svolgersi della trama, la rendono fluida e accattivante, quanto sarebbe lecito attendersi da una scrittrice con più esperienza di scrittura.
In questo romanzo a raccontare è Bianca, una donna ancora totalmente immersa nel dramma seguito alla morte di sua sorella quando lei era ancora bambina. Un’assenza che ha marchiato l’esistenza di tutta la famiglia, segnando in modo permanente l’equilibrio tra i genitori, la loro serenità come coppia e come singoli esseri umani, entrambi incapaci di riprendersi. Perché Stella, questo il nome della vittima, era la luce di quella casa, colei che portava gioia e risolveva ogni problema. Ma lei se n’è andata e Bianca si sente in colpa per questa scomparsa, in base a ipotesi e ragionamenti che non possono essere provati, dato che l’incidente in cui Stella ha perso la vita è avvenuto quando le due sorelle erano lontane, divise e separate.
Ma questo non impedisce a Bianca di sentirsi responsabile della morte della sorella maggiore e di scegliere di dedicare la propria vita a trovare un modo, anche il più complicato possibile, per redimere se stessa, ricostruire un’armonia familiare che sembra impossibile da ricreare e, addirittura, trovare una forma di contatto e riappacificazione con il ricordo di Stella. Tutto questo groviglio interiore non trapela tanto che nessuno si accorge del suo progetto, dato che, a un occhio esterno, Bianca risulta equilibrata, felice, completamente appagata. È bella, vive in una casa meravigliosa a Roma accanto a un uomo famoso, ricco che la adora e al quale lei offre un’immagine di compagna innamorata e spensierata. Eppure, sotto questa patina di perfezione si agitano demoni profondi; c’è un sommerso, un non detto che noi conosciamo attraverso i pensieri della protagonista, che non sono noti agli altri che le gravitano intorno e questa disparità di conoscenza crea il magnetismo e la forza di questo libro.
Attraverso un lavoro di scavo psicologico importante, Nicoletta Verna riesce a dare forza e spessore anche agli oggetti, che diventano protagonisti quanto e forse, almeno in alcuni casi, anche più degli esseri umani, come a sottolineare quanto sia facile scivolare nell’autoinganno che porta a cercare di colmare il vuoto che sentiamo crescere dentro riempiendoci di cose, spesso inutili, che, inesorabilmente, finiscono nel cestino e non è un caso che l’esatta disposizione della raccolta differenziata dei rifiuti sia una delle ossessioni che accompagnano Bianca in tutto il suo percorso.
Un libro che si legge tutto d’un fiato, dal ritmo trascinante, ma che lascia molto spazio alla riflessione e pone interrogativi al lettore, spingendolo a conoscersi meglio, a indagare su sé e gli altri. Buona lettura.
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