di Caterina Corucci
Bergamo mi accoglie con il cielo grigio e il sorriso di una cara amica, in un weekend di fine estate che era stato congelato a primavera. Angela mi aspetta fuori dalla stazione; me lo aveva detto che avrei trovato temporali ma io avevo una voglia matta di vedere lei e la sua città e sono partita. E poi non ci credevo fino in fondo, abituata a Livorno che quando il meteo promette otto ore di pioggia, alla fine arriva il vento che ne spazza via almeno la metà. Invece Bergamo fa sul serio e se il meteo dice che piove sarà così, ma questo non ci ha impedito di andarcene in giro e scoprire l’anima letteraria di questi luoghi.
In macchina ci parliamo addosso come se non ci vedessimo da anni mentre Angela guida in un traffico che per il periodo, mi dice, è quasi inesistente. Le chiedo se prima di andare in albergo a lasciare le mie cose possiamo fare un salto nel quartiere Paladina. In via Montegrappa, su un edificio color crema, campeggia un testo dipinto a grandi lettere blu. Lo si può vedere anche dalle aule della scuola elementare a due passi da qui, è la poesia “Bambino” di Alda Merini, il primo passo di un progetto avviato dall’associazione no profit Carmina Muralia che, bloccato sul nascere dal lockdown, si è rimesso in moto da poco.
Gli ideatori si sono ispirati a Leiden, in Olanda, dove ci sono centotrenta componimenti in tutte le lingue del mondo sparsi lungo un itinerario a piedi, che tocca i punti più belli della città. A Bergamo l’obiettivo minimo è cinquanta poesie per cinquanta edifici. La città sarà come un libro a cielo aperto che chiunque può contribuire a scrivere, sia scegliendo i testi da dipingere sui muri, fra quelli disponibili sul sito dell’associazione, sia proponendo la propria abitazione come “pagina”.
Il Presidente, Cristian Sonzogni, ha una voce gentile e ferma che esprime tutta la forza dell’intento, cioè trasformare i muri in ponti fra culture, facendo in modo che letteratura e poesia escano dai luoghi tradizionali e vadano incontro alla gente nella maniera più semplice e più diretta. Scrivere i componimenti in lingua originale è un modo per favorire l’apertura e integrazione ma anche per stimolare la curiosità: le traduzioni saranno disponibili sul sito ma occorrerà essere avidi di conoscere, per andarle a cercare.
Sonzogni mi ha fornito alcune foto di Sara Stradi, la mano pittrice dell’associazione, scattate durante quei tre giorni di lavoro sull’impalcatura, appesa al muro del locale Barber. Sono foto belle, ma belle davvero che raccontano una passione e un impegno oggi rinnovati. «Con Bergamo e Brescia colpite in maniera così dura dall’emergenza sanitaria e poi nominate Capitali della cultura per il 2023 – dice il Presidente -, lavorare in questa direzione ci è sembrato ancora più urgente e importante di quanto già lo fosse in precedenza».
Forse non è un caso che un progetto del genere si sviluppi proprio qui dove da decenni si trova, scolpito sulla parete dell’ex Ateneo di arti e lettere, il sonetto che Torquato Tasso ha dedicato a Bergamo. «Angela, mi ci porti?»
Prendiamo la funicolare per andare a Bergamo Alta. Mi metto passiva a godermi il mondo senza rumori e ho l’impressione che tutto rallenti, mentre quella che ha rallentato sono io. Al di là dei vetri, piove.
I pochi turisti che ci sono sembrano timidi, quasi increduli nei vicoli che largheggiano di spazio e che si inerpicano faticosi come nastri, fatti di sassi tondi resi lucidi dal tempo e più ancora dalla pioggia.
Accanto al Bar Tasso c’è una signora interamente impermeabile, con un vestito di plastica a enormi fiori gialli e una mantellina, sempre gialla, che fotografa la statua di Torquato e gli toglie la scena ma solo per un attimo, poi si ritira sotto una tettoia. Sul lato opposto vedo la scalinata del Palazzo della Ragione e non posso fare a meno di salire fino in cima per fotografare dall’alto la Piazza, ampia eppure intima come un salotto antico.
È un tuffarsi nella storia e nella letteratura insieme, qui ci hanno girato scene del film I Promessi Sposi degli anni ’80, non faccio nessuna fatica a immaginare i personaggi del Manzoni in questo scenario. Angela mi chiama: «Dai, andiamo prima che riprenda a piovere più forte!»
«Aspetta, che da quassù è uno spettacolo, si vede anche la signora plastificata in giallo che si è seduta al bar».
Quando ci muoviamo da lì il tempo è peggiorato ma non importa, Piazza Duomo non potrebbe incantarci di più con le sue architetture e le colonnine e i trafori di marmo della Cappella Colleoni. Voltiamo l’angolo e siamo nei pressi dell’ex ateneo.
Ci giriamo intorno un po’ di volte prima di trovarlo, perché è posizionato in alto sopra le nostre teste e quindi sopra i nostri ombrelli, e non riusciamo a vederlo subito. Sembra una caccia al tesoro ma infine eccolo, il sonetto del Tasso alla sua Bergamo. Che poi Torquato non era nato qui, ma la sua casata affonda le radici in questi luoghi, proprio nel vicino Borgo di Cornello. A Bergamo ci venne più di una volta in visita alla città e ai parenti, e si definiva bergamasco non solo per origine ma per affezione.
Nel Borgo medievale di Cornello c’è il Museo dei Tasso e della Storia Postale. Si chiama così non a caso. La rete di comunicazione che collegava l’Italia con l’Europa attraverso un servizio di trasporti l’hanno organizzata loro, con le carrozze, il corno postale e la bisaccia in cuoio per la consegna delle lettere. Nel Museo, oltre alla sala dedicata ai letterati Bernardo e Torquato, padre e figlio, sono conservati numerosi documenti legati all’attività della famiglia, tra cui una lettera del 1840 affrancata con il primo francobollo emesso al mondo, il famoso Penny Black. Curiosità: un ramo della famiglia si spostò nell’Impero asburgico e cambiò il nome in Taxis; anche da lì continuarono a far viaggiare merci e passeggeri in modo veloce e puntuale ed è per questo che a loro si deve la parola taxi.
Ci piacerebbe andare anche alla Biblioteca Civica, c’è tutta la raccolta tassiana e rare edizioni della Gerusalemme Liberata, ma non si puó, è chiusa per emergenza covid.
A questo punto è tardi e siamo fradice. Ci consoliamo alla gelateria La Marianna dove hanno inventato il gelato al gusto stracciatella, c’è tanto di manifesto.
Tutto questo era circa un mese, fa. Adesso sto per chiudere l’articolo e mi torna a mente che in quei giorni Carmina Muralia stava decidendo per il secondo edificio e la seconda poesia. Guardo l’orologio, è tardi? Le nove di sera…, provo a mandare un messaggio a Sonzogno. Gentile come al solito mi risponde subito: è stato individuato il liceo linguistico G. Falcone di Bergamo, e la poesia sarà “I look at the world” di Langston Hughes, uno dei primi innovatori della forma d’arte letteraria chiamata poesia jazz.
Insomma Bergamo si è rimessa in moto, ripartendo anche dalla cultura.
L’ultimo messaggio della giornata è per Angela. “Di quest’ultima evasione mi sono rimaste davvero tante cose, attaccate addoso. Ho appena finito di scrivere l’articolo, ci sei anche tu”.
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