di Marco Morselli
Fateli ridere, fateli piangere, fateli attendere. Il principale consiglio di Dickens agli scrittori esordienti. Consiglio che Dickens fece suo da Wilkie Collins, uno dei maggiori autori inglesi di epoca vittoriana, ingiustamente poco conosciuto in Italia.
Cosa significa? Ironia, emozioni e mistero. Un aspirante scrittore, secondo Dickens, deve avere uno spiccato senso dell’umorismo, del dramma e del pathos. E imparare a dosarli. L’equilibrio fra questi tre elementi è fondamentale affinché la storia venga accolta dal pubblico con successo.
Ironia. È forse la caratteristica principale della scrittura di Dickens. Con l’ironia si riesce a descrivere i personaggi portandoli al limite del grottesco. L’uso sapiente del sarcasmo è fondamentale per spurgare i personaggi e la loro storia da un’eccessiva drammaticità. Eppure talvolta serve anche ad esaltarla.
Dramma. Saper far ridere è difficile, ma anche saper far piangere. O almeno saperlo fare senza cadere nel ridicolo. Ridicolo può essere un personaggio, non una scena. L’aspirante scrittore deve essere in grado di giocare con i sentimenti umani usando i giusti tempi e la giusta prosa. Lavoro che può fare solo stesura dopo stesura, con un discreto bagaglio di letture alle spalle. Sfrondare è una delle parole chiave di Dickens, la prolissità fa perdere al dramma il suo contenuto e lo svilisce.
Mistero. La trama deve dipanarsi intorno ad eventi che creano suspense. Un segreto o un avvenimento importante di cui un personaggio resta all’oscuro per una parte della storia, o addirittura per la storia intera. Consiglio banale, qualcuno potrebbe pensare. Ma non si ha idea di quante storie, pubblicate e non, siano completamente prive di suspense. Si crede, spesso, che il mistero sia un elemento fondamentale per una letteratura di genere (thriller, horror, fantascienza, spionaggio), è in realtà vitale per qualsiasi tipo di romanzo, da quello d’azione a quello più introspettivo. Su questo aspetto di grande aiuto potrebbe essere la lettura di Stoner, romanzo dell’americano John E. Williams, in cui una storia apparentemente mediocre tiene incollato il lettore da un capitolo all’altro in attesa di qualche evento sconvolgente.
Non è necessario chissà quale talento innato, ma è importante lavorare sodo per acquisire non solo queste tre capacità, ma soprattutto quella che le riassume tutte, il senso dell’equilibrio.
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