di Cristi Marci
L’architettura di un processo invisibile
Durante la lettura siamo spesso inconsapevoli dei numerosi processi che questa semplice attività comporta, degli ingranaggi psichici e neurobiologici che non solo vengono coinvolti ma che all’unisono promuovono una vera e propria omeostasi (Hebb, D. O., 1949).
Nel medesimo istante nel quale siamo assorti dalla trama del nostro libro, la nostra architettura cerebrale risente in maniera procedurale di cambiamenti morfologici, epigenetici e non ultimo di tipo strutturale (Militello, C., 2022).
Le lettere che ci apprestiamo a leggere, decifrare e spesso a conoscere per la prima volta, risentono di una vera e propria concatenazione di micro funzioni che a partire dal sistema visivo (Dehaene, S., 2009), si riflettono a livello somatico ed emotivo.
Un’occhiata al sistema visivo
Le parole e il testo scritto coinvolgono prima di tutto il sistema visivo, nello specifico infatti l’elaborazione vera e propria di quello che leggiamo inizia nella fovea, il centro della retina, dove avviene una prima elaborazione, nonché un primo riconoscimento delle lettere.
All’interno della retina i rispettivi neuroni (Cajal, S., 1913), ivi posizionati, operano un’accurata dissezione delle lettere per poi successivamente ricostruirle e procedere infine con il riconoscimento delle stesse (Dehaene, S., 2009).
Pertanto, durante questa fase primaria, si assiste ad un’estrazione delle parti costituenti delle parole (tra cui i grafemi, le sillabe e le radici di parole) dopo la quale entrano in gioco due canali fondamentali: quello fonologico e quello lessicale. Se il primo consente di convertire la sequenza di lettere in suoni del linguaggio, il secondo viceversa, permette di accedere ad un dizionario mentale entro il quale è conservato il significato acquisito in precedenza.
La parola dunque fa il suo ingresso a partire di nostri occhi, nello specifico attraverso la retina, depositandosi non solo, sul suolo mnestico e semantico di quanto è stato acquisito in passato, ma al contempo su una serie di distinti fotorecettori. Quest’ultimi infatti, provvedono a riconoscere l’immagine della parola letta per eseguire subito dopo la decodifica, ossia il riconoscimento stesso.
Quanto risulta affascinate è proprio l’interconnessione tra più distretti organico-cerebrali, specializzati in specifiche funzioni, tra questi figurano non solo il sistema visivo ma anche e soprattutto il linguaggio e la memoria (Schurz, M., Radua, J., 2014).
Entrambe infatti presiedono all’immagazzinamento di quelle parole nuove con le quali entriamo a contatto attraverso la lettura e che una volta sedimentate altro non aspettano se non di essere riconosciute e riutilizzate nel tempo.
Sotto il profilo neurobiologico, la lettura si presenta dunque quale vera e propria attività ricca di fattori tra loro inter-connessi, in grado di promuovere un rafforzamento delle strutture sinaptiche che sovente adoperiamo a nostra insaputa nel mentre che leggiamo.
Il ruolo della regione occipitale-temporale sinistra
Situata nella parte sinistra del nostro emisfero, questa regione riflette un valido ponte di collegamento tra il sistema visivo e l’analisi linguistica, in funzione dei quali analizza le immagini in entrata segnalandone il contenuto e le rispettive caratteristiche (Dehaene, S., 1995). Sulla base di diversi studi condotti, il neurofisiologo Petersen (Petersen S., 1988), ha confermato quanto questa regione sia fondamentale nel segnalare le parole e le lettere con le quali entriamo a contatto.
E che gradualmente verranno analizzate più nel dettaglio da altri distretti incaricati nel decodificarne il significato. Più nel dettaglio la regione occipitale temporale ventrale, si attiva solo in presenza di parole scritte, svolgendo dunque come principale funzione, quella del riconoscimento visivo delle parole scritte ma non di quelle pronunciate.
Nondimeno le parole che ci apprestiamo a leggere si traducono in segnali elettrochimici prodotti dalle regioni destra e sinistra della retina per poi convergere verso la regione della forma visiva delle parole, la quale (essendo collocata nella regione sinistra del cervello) si attiva a prescindere dalla provenienza destra o sinistra della fovea (Baron, S, Noemi., 2022).
Il ruolo della lettura nell’apprendimento
Educare alla lettura quindi non solo riflette una sana attività, bensì consente la fioritura graduale di un’impalcatura neuronale traducibile in nuovi collegamenti sinaptici (Stiefel, K. 2016), attraverso i quali la memoria e l’apprendimento vengono cablati contemporaneamente ad altre funzioni cognitive tra cui: l’attenzione, la percezione e il linguaggio (Dehaene, S., 2009). Quello che sin dai primi anni di vita viene dunque promosso è una vera e propria potatura sinaptica, attraverso la quale consolidare il buon funzionamento dei diversi distretti cerebrali (Militello, C., 2022), i quali attivandosi ripetutamente nel tempo aumentano di conseguenza le probabilità di espressione. Non solo dei circuiti già attivati in precedenza, ma ancor di più di quelli ancora inespressi (Siegel, J. D. 2001).
Secondo il contributo di Stanislas Dehane, imparare a leggere comporta principalmente il coinvolgimento simultaneo di due sistemi cerebrali: il sistema visivo del riconoscimento delle forme e le aree del linguaggio. Grazie ad ambo i sistemi le tappe di apprendimento si caratterizzano per la fase pittorica, fonologica ed ortografica. Per quanto all’apparenza semplici, tuttavia queste medesime tappe evolutive evidenziano quello che le neuroscienze definiscono neurogenesi ippocampale (Kempermann, G., 2011), grazie alla quale le emergenti ramificazioni neuronali conferiscono non solo le basi per l’apprendimento, bensì quella plasticità neuronale capace di apportare cambiamenti morfologici; sia a partire dalle prime fasi di vita, sia in età adulta.
Se infatti le prime due fasi fungono da veri e propri approcci iniziali e di natura esplorativa, quella ortografica promuove l’automatismo nel riconoscimento delle parole. Nondimeno proprio questo concetto (automatismo Monguzzi, F., 2021) evidenzia sempre più quanto la flessibilità e la plasticità neuronali (Bergmann, O, Spalding, K, L., 2015), siano i capisaldi di uno stile di apprendimento in grado di accompagnare il lettore dalla tenera età sino alla vita adulta. Proprio a partire dalla regione occipitale temporale sinistra.
Leggere pertanto, promuove il reclutamento di più distretti cerebrali che a lungo termine possono rivelarsi veri e propri strumenti per salvaguardare le proprie capacità mnestiche, aumentando di contro quelle empatiche, immaginarie, relazionali ed intrapsichiche (Dehaene, S., 2022). Nondimeno essa può riflettere pienamente uno stile di vita traducibile in un bagaglio biologico in grado di apportare modifiche epigenetiche all’interno del nostro organismo.
Cosa conosciamo mentre leggiamo?
Durante questa semplice attività, che come si è visto parte dal sistema visivo, quello con cui maggiormente entriamo a contatto è una “alterità” (Recalcati, M., 2019), ossia il riflesso di una trama differente da quella quotidiana rispetto alla quale, spesso e volentieri, convergono le nostre percezioni e le nostre rappresentazioni in maniera ripetitiva e cristallizzata. Nello specifico, sotto il profilo psicosomatico,
Morelli parla di un “atteggiamento diverso, del tutto nuovo” (Morelli, R., 2021), grazie al quale l’attenzione sembra orientare la nostra concentrazione e le nostre energie verso una nuova coscienza. Di conseguenza ciò che più risulta affascinate è lo stretto rapporto che intercorre tra la lettura e l’apprendimento di una nuova modalità di stare al mondo, attraverso la quale acquisiamo nuovi linguaggi. Se a livello morfologico ed organico avviene una nuova potatura sinaptica (Cajal, S., 1913), nonché la formazione di nuove reti neuronali, sotto il profilo neurobiologico non è escluso ipotizzare la presenza di nuove modificazioni inerenti le modalità di espressione genica (Militello, C., 2022).
Quanto si apprende sembrerebbe essere dunque un nuovo automatismo linguistico, in grado di riverberarsi in maniera procedurale a livello neuronale, psicosomatico e comportamentale. Un nuovo linguaggio della coscienza, grazie al quale valorizzare il netto equilibrio tra ciò che implicitamente abbiamo acquisito e ciò che, proprio attraverso la lettura, possiamo inizialmente immaginare per poi renderlo concreto. Apprendendo dunque una nuova visione sia di noi stessi sia del nostro modo di muoverci nel mondo, scardinando peraltro quegli automatismi comportamentali che oggi giorno James Hillman avrebbe definito “unilaterali” (Hillman, J., 2019).
Bibliografia
Baron, S, Noemi., (2022), “Come leggere: carta, schermo o audio?”, Raffello Cortina Editore, Milano, 2022
Baricco, A., (2022), “La via della narrazione”, Feltrinelli Editore, 2022, Milano.
Bergmann, O, Spalding, K, L., (2015), “Adult neurogenesis in humans”. In Cold Spring Harb Perspect Biol, 7. 2015.
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Hebb, D. O., (1949), “L’organizzazione del comportamento, una teoria neuropsicologica”. Franco Angeli ed., Milano 1975.
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Kempermann, G., (2011), “Adult neurogenesis”, in Oxford Univerity Press, Oxford.
Militello, C., (2022), “Epigenetica, come baci, carezze e coccole ti cambiano il DNA”, Dissensi Edizioni, Milano
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Schurz, M., Radua, J., (2014), Cit. in Manuale di neuropsicologia: Normalità e patologia dei processi cognitivi. Zanichelli editore, Bologna, 2019.
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