di Enrico Pompeo
Titolo: Fisica della malinconia
Autore: Georgi Gospodinov
Editore: Voland
Pagine: 335
Traduzione: Giuseppe Dell’Agata
Georgi Gospodinov ha vinto nel 2021 con ‘Cronorifugio’ il Premio Strega Europeo, dopo essere stato insignito, per il romanzo ‘Fisica della Malinconia (2013) del riconoscimento letterario più importante del suo paese.
È insomma uno degli scrittori più significativi del panorama letterario del Vecchio Continente. Autore di poesie, la sua prima e mai sopita passione, di testi brevi e di racconti, si è cimentato nella narrativa di più ampio respiro con risultati, come si è visto, molto notevoli.
Pubblicato in Italia da Voland che, ancora una volta si dimostra casa editrice di altissima qualità, particolarmente attenta alla produzione dell’Est Europa, Gospodinov è stato paragonato a Borges, a Joyce, ai nomi sacri della letteratura mondiale. Questi accostamenti sono in qualche modo plausibili, anzitutto per l’originalità e la particolarità che lo scrittore dà alla stessa forma del romanzo. Non si tratta solo di storie nella storia, di finali che non sono conclusivi e lineari, come ormai è tipico di tutta la corrente post modernista, ma di un sapiente gioco temporale.
In ‘Fisica della Malinconia’ lo spunto narrativo è il racconto della vita di un uomo, da quando era bambino fino all’età adulta e della sua progressiva uscita da una condizione, diagnosticata come malattia durante l’infanzia, cioè quella di essere affetto da empatia compulsiva.
Al piccolo protagonista bastava entrare in contatto, anche accidentale, con un oggetto appartenuto a un altro essere umano, o sfiorarlo camminando, per entrare nella vita dell’altra persona, assorbirne le emozioni e riviverle. Con lo scorrere del tempo questa facoltà comincia a scemare, elemento che dovrebbe aprire le porte a una guarigione, ma che invece produce nostalgia, tanto da spingere il protagonista a pagare altri esseri umani per farsi raccontare le loro storie.
Questo il punto di partenza. Poi il libro si sviluppa su piani differenti, non solo su ambiti spaziali e temporali, ma anche sul discorso dell’identità. Chi è che ci sta raccontando questa storia? Il protagonista adulto? E chi si cela dietro questa voce narrante? L’autore stesso? Chi è Gaustin, l’amico del protagonista, alter ego o altra sua derivazione?
Il libro è un labirinto e non è un caso che il Minotauro sia il mito greco che accompagna e assiste il personaggio principale in tutta la sua ricerca. Finalizzata, però, a cosa? Verso dove?
Sono domande che risuonano nel testo e trovano eco anche nel lettore, immerso in pagine dense di emozioni, di autenticità dentro un mondo che sfugge, che perde connotazione, identità, riga dopo riga.
Leggere Gospodinov è un’esperienza di vita nel senso più profondo del termine: si ride (molto: la parte che associa i tentativi erotici del protagonista alle biografie dei diversi gerarchi della Cortina di Ferro dell’Europa dell’Est è sublime); ci si commuove (quando il personaggio principale rivive la vita del nonno soldato nella seconda guerra mondiale); ci si pone domande, ci si innamora, si riflette sul senso profondo di un mito, quello del Minotauro, che tante volte abbiamo letto, ascoltato, ma forse mai veramente capito.
E se l’Uomo Toro fosse una vittima? Il prigioniero chiuso in una stanza dalla quale è impossibile uscire, finito lì solo per essere diverso dagli altri?
Un libro che è una scoperta continua, un incessante saliscendi dentro i sentimenti con un’unica guida, la malinconia, che pervade tutto; il nostro sguardo verso il passato, visto che se ne perdono – anche senza volerlo – dei pezzi: la memoria confonde sempre.
Ma anche sul presente, frammentario, sconnesso, che scappa appena cerchi di afferrarlo.
Persino il futuro che non c’è ma di cui si ha bisogno, che non si intuisce, non si capisce.
E che quando lo inizi a incontrare, non è quello che ti aspettavi.
Libro, romanzo ma non solo, che esce dalle definizioni e si situa, di diritto, nel territorio magico della vera letteratura.
Buon viaggio!
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