di Enrico Pompeo
Titolo: Jonas Fink. Una vita sospesa
Autore: Vittorio Giardino
Casa Editrice: Rizzoli Lizard
Dagli anni ’90 del secolo scorso, l’arte del fumetto è profondamente cambiata. Anche per merito della crescita di interesse del cinema verso le storie Marvel, ad esempio, è cresciuta molto l’attenzione a questa splendida forma d’arte e alle possibilità di raccontare storie per immagini. Nell’asfittico mercato editoriale, quella del fumetto è una delle poche eccezioni che è in crescita. Ne è testimonianza l’incremento incessante di presenze e di acquisti alla Fiera di Lucca Comics, che non si ferma da oltre venti anni.
Se ne sono accorti anche i grandi nomi della filiera italiana, tanto che oggi esistono collane specifiche dedicate a questo settore targate Feltrinelli, Mondadori, Rizzoli. In particolare si sono sviluppate le graphic novel, veri e propri romanzi per immagini che, nate in USA, si sono espanse rapidamente anche da noi. Ce ne sono di splendide. Da ‘V per Vendetta’ di Alan Moore, forse il titolo che, anche grazie all’ottimo film, è stato più capace di attirare pubblico numeroso verso questo tipo di racconto, alle opere di Igort, per Bao, o a Gipi, Ortolani, qui da noi.
Oggi vorrei parlarvi di questo libro spettacolare, Jonas Fink: la vita dall’infanzia alla maturità di un abitante di Praga, dagli anni ’50 ai ’90. Attraverso la biografia di un uomo, ripercorriamo quarant’anni che hanno segnato il nostro mondo più di quanto ci rendiamo conto.
Agli inizi siamo in Cecoslovacchia, all’indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale, con la speranza di un’esistenza di pace, soffocata da una realtà in cui la mancanza di libertà si sente ogni giorno di più. Il controllo politico e sociale dell’URSS è totale e si susseguono senza sosta arresti e sparizioni. Tra questi viene portato in carcere un medico onesto, ebreo, innamorato del proprio lavoro e semplicemente non infervorato dal regime. Suo figlio, Jonas, ha solo dodici anni e non capisce perché suo padre sia trattato da criminale. Da quel momento la sua vita cambia: il sospetto grava su lui e sua madre e l’accusa di essere ‘nemici del popolo’ li accompagna ovunque.
Jonas cresce ed entra in contatto con un gruppo di ragazzi pronti ad animare le vie della città per chiedere giustizia e uguaglianza. Siamo nel 1968 e quel sogno viene spezzato dai carri armati sovietici. Il tempo passa e Jonas prova a trovare un modo per vivere fuori dal dolore, ma non ci riesce fino in fondo. Il padre è ancora in prigione, la madre è annegata nella rabbia e nella tristezza e lui è costretto a fuggire. Tornerà solo dopo il 1989 in una città che non riconosce più, già immersa nel gorgo del consumismo più sfrenato.
Un’opera basata su testimonianze vere, con un lavoro di ricerca durato più di venti anni, con un racconto crudo, vero, autentico. Il linguaggio spazia dal tono drammatico a quello più ironico, senza mai perdere in efficacia. Il racconto coinvolge: non è un saggio, ma una storia coerente di azioni e avvenimenti.
Con uno stile asciutto e preciso, l’autore ci racconta i sogni e le delusioni di una generazione vissuta all’ombra della dittatura, con un messaggio forte all’attualità: stiamo attenti, perché basta poco a trasformare un paese da comunità a una società in cui i cittadini diventano gli uni i nemici degli altri.
Una vera e propria trilogia, con rimandi e vari livelli di lettura, che creano un percorso originale e molto stimolante.
Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti non è fortuito o causale!
Buona lettura e buona visione.
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