di Guendalina Blabla
Miei cari, lo so che vi ho tenuto in questo mese un po’ sospesi. È giunto il momento di esser chiari e di svelarvi che questa rubrica sarà dedicata alla letteratura per ragazzi.
Scelta strana, direte voi, per una persona che può senza dubbio definirsi anziana. Una letteratura interessantissima, invece, per me che sono nonna di una bellissima bambina di cinque anni. Spero solo di riuscire a trasmettere il fascino che emanano questi libri così vivaci e colorati, la loro capacità di strappare un sorriso o un broncio, un grido di paura o uno sbuffo di apprensione.
Per farlo ho pensato di dialogare con chi legge, ascolta e, perché no, scrive o pubblica libri per bambini. E così, questa volta, mi sono fatta accompagnare a casa della maestra Sara. Da anni legge ai bambini ogni sorta di favola e la ringrazio per avermi guidato nella scoperta di In una notte di temporale di Yuichi Kimura.
Eccomi qua, quindi, con il libro in una mano e una tazza di tè nell’altra. Senza zucchero per me, anche se rimpiango quando si usavano ancora le zollette e io ne potevo mettere una mezza senza paura delle conseguenze.
- Essere maestra è un compito difficile, non si deve solo badare a che i bambini non combinino guai, ma anche accompagnarli per mano nella loro crescita. Immagino che i libri siano uno strumento molto utile in questo. Perché, quindi, leggere In una notte di temporale di Yuichi Kimura piuttosto che un’altra storia?
“Perché è un libro che aiuta i bambini di 4 e di 5 anni a costruire la propria personalità. È un seme che deve essere piantato e che sicuramente darà i suoi germogli. In una notte di temporale è un libro che parla di pregiudizio. Un lupo ed una pecora si trovano, di notte, in una capanna abbandonata in cui cercano rifugio dal temporale. Il buio impedisce loro di capire chi sono e, quindi, di riconoscersi come nemici. Iniziano a parlare e scoprono che hanno molte cose in comune, scoprono che possono essere amici. Anzi, lo diventano.”
- Una cosa che ho sempre trovato curiosa nei libri per bambini è la poca importanza che viene data al finale. Forse dipende dal numero di volte che ci tocca leggerle, con i nostri nipoti che ripetono mai sazi… “ancora”. Quindi non mi sento troppo in colpa nello svelare qualcosina. Questa amicizia sopravvive alla notte?
“È la stessa domanda che fanno molti bambini: il giorno dopo, quando si rincontreranno, che succederà? Quando si legge una storia ai bambini di quell’età bisogna resistere alla tentazione di “spiegare”. La domanda va quindi rivolta a loro. Alcuni mostrano di avere fiducia nel genere umano – perché poi altro non è, questa storia, che una metafora – e di credere che il lupo non mangerà la pecora, riconoscendo che tra loro si è creato un legame. Altri, invece, sono più concreti, meno propensi a credere nel lieto fine e nella bontà del prossimo. Questi bambini vanno oltre la morale, consapevoli in qualche modo di come funzionano le cose nel mondo dei grandi.”
- Questo è sicuramente un aspetto interessante. Notare come, pur così piccoli, siano già così diversi. Eppure, immagino, abbiano anche molto in comune. Ma un libro non si giudica solo per l’effetto che provoca in chi legge, quale è dunque il più grande pregio di questo libro?
“In una notte di temporale è stato uno dei primi libri per bambini a decostruire la figura del lupo cattivo, a lavorare sugli stereotipi. Dopo Kimura altri hanno giocato sul rovesciamento dei ruoli, narrando le storie di un lupo vegetariano (Una zuppa di sasso) o la storia di Cappuccetto Rosso al contrario, tanto per fare due esempi. Questo libro, però, ha anticipato i tempi, ha fatto da apripista per una letteratura che oggi è molto di moda.”
- Come ogni cosa, dato che la perfezione ahimè non è di questo mondo, deve pur avere qualche difettuccio. E chi meglio di una maestra può dire quale sia?
“Più che un vero e proprio difetto è una caratteristica di cui si deve tener conto. La grafica. È un libro con colori cupi, che si basa sulle ombre. È poco chiaro, dalle figure non si capisce bene cosa succede, soprattutto per un bambino per cui il supporto del disegno è molto importante. Per questo consiglio alle mamme – e alle nonne, certo – di leggerlo in maniera dinamica. Usando una voce diversa per ogni personaggio, per esempio: bassa e rauca per il lupo, belante e insicura per la pecora. Oppure leggere il libro proiettando le immagini sulla parete.”
- Confesso, mia cara, che l’idea di proiettare la storia sulle pareti mi affascina. Mi riporta indietro nel tempo, quando per giocare si usavano gomitoli di lana e corde per saltare, ma forse ti riferisci ad un proiettore o ad un computer. Spiegami cosa avevi in mente.
“Nulla di tutto ciò, basta la fantasia. Quello che si proietta sono le ombre. Si possono usare le mani per creare il lupo e la pecora, ma sarebbe meglio usare delle forme. Ritagliare su cartoncino i personaggi e sfruttare una luce artificiale per proiettarne le immagini ingigantite su una parete. In questo modo si riesce davvero a rendere al massimo l’atmosfera di questo libro che è giocato sul vedo/non vedo.”
- Mi sembra di capire che le storie non basta leggerle, occorre anche interpretarle.
“Assolutamente. Ai bambini piace vedere le immagini, certo, ma ogni forma di interazione è positiva. Occorre sviluppare la loro fantasia, il loro senso di immedesimazione, di partecipazione. Dobbiamo riuscire a coinvolgerli, a farli diventare partecipi della storia. Solo così le parole smettono di essere tali e diventano magia.”
Che dire, ho usato mia nipote come cavia e ho scoperto di non essere molto brava a proiettare le ombre, in compenso le voci mi riescono piuttosto bene e, stando ai suoi ridolini, va comunque bene così.
Come direbbe la mia alter ego disneiana: siamo tutti nati con i piedi piatti.
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