di Guendalina Blablla
Mi presento, sono Guendalina, Guendalina Blabla.
Lo so, miei cari, ho fatto tanto per sfuggire al mio nome, e ai suoi richiami disneiani, e poi me ne sono vista dare un altro (Wendy), altrettanto evocativo. Ma così va la vita e, in fondo, non mi dispiace poi troppo. Poter volare, sognare, attraversare la Via Lattea e finire nell’Isola Che Non C’È non sarebbe poi così male, non trovate? Meglio certamente che ancheggiare, con uno zio ubriaco, in compagnia di qualche gatto. In ogni caso il mio cognome non è Bla Bla, ma Blàbla, con l’accento sulla prima A. Ci tengo, tenetelo a mente.
Ecco, adesso che ci siamo presentati, come è giusto che sia, vorrei parlarvi di ciò che scriverò. E lo farei, se mio marito Igor smettesse di mugolare e me lo lasciasse fare. Ah buon Dio, che pazienza ci vuole con i mariti. Ma l’amore è cieco, come si dice, e a volte deve essere pure sordo.
In ogni caso mi appresto a fare il mio dovere, cercando di tenere a bada le sue esuberanti manifestazioni. Oggi nasce una nuova rivista. Non so se ce ne fosse il bisogno: su internet si trovano riviste interessanti, alcune addirittura hanno una voce registrata che legge per te gli articoli, altre sono ancora su carta, per le persone anziane e nostalgiche come me, probabilmente. Non so quindi se quello che fanno questi ragazzi è davvero un qualcosa per voi, sicuramente è un qualcosa per loro.
Una rivista è uno strumento di comunicazione, come ve ne sono tanti. È uno strumento che si era andato perdendo, ma che si sta ritrovando, seppur cambiato e trasformato come tutto, in questi tempi cangianti, camaleontici e, in fondo, un pochino ansiosi. Tutto cambia, eccetto le cose importanti.
Sono una persona anziana, mi perdonerete quindi se talvolta mi lascio prendere da quella sottile malinconia tipica della mia età. Mio marito Igor è meno indulgente di voi e mi sta dicendo, nel suo modo che mi piace definire diretto, che dovrei discorrere meno dei miei pensieri e arrivare al sodo. A suo modo di vedere ciò che ho da dirvi non è così interessante.
Accolgo il suo suggerimento, come spesso ho fatto nella vita (trovandomi piuttosto bene, ve lo confesso, ma non riferiteglielo), e arrivo al dunque di questo parlare. Questi ragazzi, giovani e volenterosi come sono, mi hanno chiesto di dar loro una mano a parlar con la gente. Oggi le chiamano interviste. Ai miei tempi non erano così di moda. Mi perdonerete se sono quindi un po’ goffa in questo. Ma parlar con la gente è ciò che mi rende felice e loro, sapendolo, hanno avuto la sottile accortezza di far passare per un loro bisogno ciò che invece era un mio desiderio.
Inutile dirvi, quindi, che ho accettato. E così ci risentiremo presto, miei cari. Speriamo solo di non annoiarvi troppo e di condividere con voi qualcosa di più che non semplici parole.
E adesso vi lascio al modo della mia alter ego disneiana: siamo tutti nati con i piedi piatti.
Guendalina Blabla
Forse preferirei essere un’oca un po’ sbandata che quella ragazzina coi riccioli in ordine che, in fin dei conti, dopo la grande avventura nell’Isola che non c’è, torna alla sua ordinaria vita. O forse questo è solo ciò che ci hanno raccontato, ma la verità è un’altra…
A presto con le interviste!
Senza dubbio in questo momento mi rivedo di più in un’oca un po’ sbandata che in una ragazza con i boccoli, ma con l’età ho imparato ad apprezzare anche la vita ordinaria, scoprendo che può nascondere tante sfumature. Faccio però mie le sue perplessità dicendo che accettare non significa tirarsi indietro. Grazie per aver scritto.